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Galileo Chini 150 anni dalla nascita

Galileo Chini, nato nel 1873 e morto nel 1956.

Galileo Chini, i 150 anni dalla nascita

L'anniversario dei 150 anni dalla nascita del grande artista, nato nel 1873 e morto nel 1956. 

C’era una volta un re di un Paese lontano lontano. Venne in Italia e se ne innamorò. Si chiamava Chulalongkorn, più facilmente noto come Rama V. Era il signore assoluto del misterioso Siam, ma aveva avuto come istitutrice l’inglese Anna Leonowens, che nel 1860, vedova e con due figli, era stata invitata da re Mongkut (Rama IV) per insegnare ai suoi innumerevoli figli e mogli la lingua e le usanze britanniche e per aiutarlo nella corrispondenza con i governi stranieri. Dalla memorie di Anna dei cinque anni passati in questa terra nacquero due libri e, nel 1944 un romanzo, scritto da Margaret Landon (Anna e il re del Siam), da cui vennero tratti tre film, l’ultimo dei quali, Anna e il Re, di Andy Tennant, girato nel 1999, con Jodie Foster e Chow Yun-Fat. Fu proprio la volitiva istitutrice a infondere nel giovane principe ereditario, il futuro Rama V, quelle idee umanitarie e progressiste che ne faranno il sovrano più illuminato del Siam, colui che riformò l’esercito, l’amministrazione e l’istruzione pubblica, costruì la prima ferrovia e il primo museo nazionale, introdusse il telegrafo e abolì la schiavitù. Mentre gli altri Stati del Sudest asiatico diventavano preda delle potenze europee, il re, grazie a un’innovativa politica estera, scelse di investire non nel potere militare ma nella diplomazia e nella modernizzazione dello Stato, salvaguardandone così l’indipendenza. Per accrescere il prestigio del Paese intraprese nel 1897 un viaggio di otto mesi attraverso l’Europa. Prima tappa l’Italia, che colpì profondamente il sovrano. Forte di una grande tradizione artistica e, soprattutto, privo di aspirazioni colonialistiche in Oriente, il nostro Paese apparve come il partner ideale per i grandi progetti del re, che decise di chiamare alla propria corte ingegneri, architetti, artisti e decoratori italiani, in gran parte piemontesi e toscani, per dare un nuovo volto, moderno ed “europeo” a Bangkok.

Fra loro, arruolato da Carlo Allegri, ingegnere capo del Ministero dei Lavori Pubblici del Siam per ornare il Palazzo del Trono, uno dei tanti monumenti progettati dalle nostre maestranze, giunse Galileo Chini (1873-1956), uno dei protagonisti del nostro Liberty. Artista totale, talento multiforme, a lungo dimenticato e tuttora meritevole di una maggiore attenzione, Chini era pittore, ceramista, scenografo, grafico, illustratore e architetto. A lui si devono fra gli altri i bozzetti delle commedie di Sam Benelli, della Turandot e del Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (per il quale, insieme a Plinio Nomellini, lavorò nella casa di Torre del Lago), le decorazioni delle cupole del Grand Caffè Margherita di Viareggio e di molti villini della Versilia. Per non dimenticare il Grand Hotel di Montecatini e le Terme Berzieri di Salsomaggiore con le loro decorazioni orientaleggianti

Rimasto orfano di padre molto giovane, Chini era andato a bottega dallo zio, si era poi iscritto all’Accademia di Firenze, fondando nel 1896 la fabbrica Arte della Ceramica e poi le Fornaci di San Lorenzo. Notato nel 1907 alla Biennale di Venezia da Rama V durante la sua seconda visita in Italia, approda nella tarda primavera del 1911 a Bangkok dopo un lungo viaggio sul piroscafo NDL Derfflinger, pronto a lavorare per il nuovo re, Vajiravudh, Rama VI. Tornerà in Italia nel 1914, lasciando a Bangkok, dove era chiamato “il pittore dei due regni”, gli affreschi a calce viva delle tre mezze cupole, della lunetta e della cupola dello scalone della Sala del Trono con episodi della vita degli ultimi sette re della dinastia Chakri. Da questa sua straordinaria, esotica avventura riporterà una collezione di 150 oggetti siamesi e cinesi (poi donati al Museo di antropologia di Firenze), una serie di tele vibranti di luci, colori e languori, ma soprattutto suggestioni e atmosfere orientali che continueranno a essere fonte di ispirazione e ne influenzeranno la successiva produzione artistica.

Questa indimenticabile esperienza, ben documentata dal materiale dell’Archivio Chini (archiviochini.com), appare in tutta la sua evidenza nella casa delle vacanze di Chini, a Lido di Camaiore (Lu), progettata e costruita dall’artista nel 1914, dopo il suo ritorno dal Siam su un terreno con pineta acquistato dall’amico pittore Plinio Nomellini. Per il villino l’artista disegnò anche i mobili e, nel 1918, decorò alcuni ambienti. Purtroppo perdute le decorazioni murali della sala da pranzo, al piano terra, a tema marino. «Durante la guerra gli sfollati che vi abitarono per circa un anno vi avevano installato grandi bacili per ricavare il sale, le cui esalazioni corrosero le pareti» ricorda con dispiacere Paola Chini, figlia di Eros, il primogenito di Galileo, nella vita comandante di lungo corso nonostante gli studi di violino al Conservatorio (la sorella Isotta di pianoforte).

Ben conservati invece i grandi alberi della vita del salone, dove si trovano anche quadri molto grandi o molto piccoli, ricchi di richiami orientali e suggestioni secessioniste. E foto di famiglia, che gli ospiti della villa, dagli anni Cinquanta trasformata in albergo (Hotel Club I Pini***, con giardino e ristorante estivo, via Roma Capitale 265, Lido di Camaiore, tel. 0584.66103; clubipini.com), possono ammirare aggirandosi nei luoghi vissuti da Chini durante il periodo estivo, quando qui si ritrovavano per discutere di arte e teatro Plinio Nomellini, la Duse, Dina Galli, Marta Abba.


Fra le opere un autoritratto del 1933 intriso di colori. Quelli che, prima della morte, la cecità spense crudelmente nei suoi occhi.

 

Paola e Vieri Chini osservano le decorazioni del loro avo nel palazzo comunale
Paola e Vieri Chini osservano le decorazioni del loro avo nel palazzo comunale di Montecatini

 

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